In tanti campi la fede può essere motivo di scontro ed inimicizia con altre persone, ma quando questa si presenta in un campo da calcio…lì viene messa ancora di più alla prova.
Legrottaglie, ex calciatore ed ora allenatore, non ha mai nascosto la sua fede, anzi la professava quando il suo mondo, quello dello sport, lo derideva e lo definiva diverso.
Riprendendo un’intervista de “Il Posticipo” fatta all’attuale allenatore del Primavera Pescara, leggiamo che ancor prima che calciatore, si presenta come “Servitore di Dio nel sociale”, in un’intervista afferma che “organizzo incontri sui valori e sui principi cristiani. Anche qui a Cagliari cerco di dare la possibilità alle persone di conoscersi, di vivere una vita più piena. Aiutarli a vivere una relazione spirituale con sé stessi, in modo da godere appieno del mondo che li circonda.”
La sua fede, mai nascosta nel campo da calcio, gli è valsa l’appellativo molto spesso del “diverso” ma il calciatore ricorda queste persone come maleducate e arrabbiate con sé stesse, per cui nelle trappole che gli tendevano “i bulli” come lui stesso li definisce, non lo hanno mai fatto cadere anzi afferma “Non mi sono mai vergognato e mai lo farò. Non certo perché qualcuno mi definisce diverso da lui.”.
Commentando il nuovo regolamento del calcio che prevede il cartellino rosso e le squalifiche per chi bestemmia in campo, si esprime cosi “Metterei dei paletti su tutto ciò che concerne l’insegnamento e l’educazione. Non solo per la bestemmia. Anche per la maleducazione. Abolirei inoltre tante altri atteggiamenti di dubbio gusto: simulazioni, perdite di tempo. Spesso vedo raccattapalle che rubano secondi nascondendo i palloni. È una cultura che mira a ‘fregare’ l’avversario. È gravemente antisportivo. Il calcio è uno degli sport dove c’è meno fair play. In altre discipline c’è molta più onestà. Noi dobbiamo crescere anche in questo.”