Inghilterra. Fra il 2008 e il 2012, sono stati 380 i casi di abuso di sostanze alcoliche in bambini d’età inferiore a 10 anni. Sì, il dato è scioccante e in una percentuale non trascurabile di casi, non si è trattato di consumo accidentale, ma di veri e propri casi d’alcolismo.
Il caso più grave è stato quello di un bambino di 7 anni, che ha confessato al personale ospedaliero di essere un alcolizzato e di fatto presentava tutti i segni fisici e psichici dell’alcolismo. Così è accaduto anche ad una bambina di 8 e poi ad un bambino di 3 anni.
E non è solo l’Inghilterra a vantare l’atroce primato. Nel 2014, fece il giro del mondo la foto di un bambino cinese di 2 anni che beveva avidamente una bottiglia di birra. Pare che anche questo fosse un drammatico caso di alcolismo infantile.
Statisticamente è appurato che l’alcolismo infantile si riscontra in famiglie in cui almeno un coniuge ha problemi con l’alcol. A volte, inoltre, sono gli stessi genitori che somministrano bevande alcoliche ai figli.
Se confrontati con il totale della popolazione, ci troviamo di fronte ad un ristretto numero di casi, che però sono in tragico aumento. Il consumo di bevande alcoliche fa parte da millenni della nostra cultura e della nostra dieta, ma sta cambiando il nostro modo di rapportarci ad esso. Specialmente i giovani vedono nell’alcol una possibilità di evasione, un modo per distinguersi, una fonte di divertimento.
Noi adulti, educatori e genitori, abbiamo il dovere di far comprendere ai più piccoli, sin dall’infanzia, gli enormi rischi che uno smodato consumo di bevande alcoliche può provocare, sia a livello fisico che a livello psichico. S. B.