L’imitazione è una componente molto importante nell’apprendimento, che non va mai sottovaluta. Al di là del semplice “copiare”, è possibile imparare molto dall’osservazione-imitazione dei propri compagni, presi come modello.
Spesso, in ambito educativo si trascura la figura del tutor, ossia colui che affianca l’allievo con funzione di guida e rinforzo. L’ideale è che il tutor sia un coetaneo con maggiori abilità o uno studente con più esperienza. Il tutor, infatti, sviluppa una relazione più duttile e produttiva, perché l’allievo può essere molto più motivato a seguire l’esempio di qulacuno che sente vicino, come un compagno o un ragazzo più esperto.
Per questo, anche nel calcio è importante coinvolgere durante gli allenamenti i ragazzi più grandi. Questi ultimi, infatti, sono presi come modello dai più piccoli, che si sforzeranno di raggiungere gli stessi risultati. L’allenatore avrà la cura di far capire che imitare non significa semplicemente ripetere il modello, ma imparare da chi ha più esperienza e abilità.
Faccio un esempio: mettiamo che l’allievo non riesce a calciare correttamente un cross. Per aiutarlo, il mister chiama un giocatore più grande, che fa vedere al suo compagno come calciare. Ecco che miracolosamente l’allievo più piccolo riesce ad ottenere un tiro preciso, perché si appropria dello stile di uno che ha più esperienza e che non è un allenatore, ma un ragazzo come lui.
Nello sport, è molto importante promuovere la collaborazione fra ragazzi, sia della stessa squadra, sia di differenti fasce d’età, per stimolare l’apprendimento per imitazione, mediante l’individuazione di figure “tutor”. Ciò contribuisce anche a migliorare la percezione del lavoro di squadra, che nel calcio deve essere prioritario rispetto alla prestazione individuale. S. B.